venerdì 28 ottobre 2011

LA SCUOLA DI MANNHEIM: Cannabich amico di Mozart

E Stamitz passò il testimone al suo allievo prediletto, Christian Cannabich; anzi, gli passò proprio la bacchetta. Non innovativo come il proprio maestro, Cannabich si limitò a svolgere un ruolo da gregario. Si dice sia stato "solo" un epigono. Sarà... alla fine viene ricordato per l'amicizia con Mozart, visto che Amadeus fu suo ospite nel corso di ripetuti soggiorni a Mannheim. Eppure qualcosina di Cannabich si rifugiò di certo negli ampi padiglioni auricolari mozartiani: provate ad ascoltare questi primi 30 secondi dall'Allegro Non Tanto della Sinfonia n. 50 in re minore: si avvertono già i bagliori della Haffner o qualche anticipazione "climatica" delle serenate.

LA SCUOLA DI MANNHEIM: se non ci fosse stato Stamitz...

Johann Stamitz (o nell'originaria variante boema Jan Václav Stamic) fu il pioniere di una scuola musicale che consentì una definizione sistematica - in senso moderno - della sinfonia. Grazie ad un palmares creativo di circa 60 sinfonie, Stamitz lavorò sul modello primordiale, per fissarne la scansione in 4 movimenti, agendo anche sulla componente coloristica delle timbriche orchestrali. Non solo, con Stamitz nasce la figura di colui che ha anche una profonda responsabilità interpretativa dell'opera, ovvero il direttore d'orchestra, la cui funzione all'epoca è legata a doppio filo con quella del compositore (anzi, spesso, "direttore" e "compositore" coincidono con la stessa persona). Ma l'innovazione di Stamitz tocca la prassi scrittoria nel profondo: la sinfonia è un vero e proprio "discorso musicale" che presenta gli argomenti di basi, li sviluppa e li porta ad una sintesi. E per tutto questo ci vogliono delle regole, è necessario redigere una grammatica che fissi i punti di quell'eloquio sonoro. Un ABC imprescindibile e necessario.
Eccovi un assaggio dall'Allegro Molto, primo movimento della Sinfonia in Fa maggiore Op. 4 n. 1: un vero e proprio saggio di quella forza serena che dominerà, più tardi, non poche pagine dell'opus sinfonico mozartiano.

giovedì 27 ottobre 2011

Parte da Mannheim la rivoluzione sinfonica

Mannheim, una città tedesca che divenne assai importante nei primi decenni del Settecento, quando, nel 1720, il principe Carlo III Filippo spostò il capoluogo del Palatinato da Heidelberg presso la nuova sede. Il sovrano si dimostrò assai munifico nella promozione di eventi artistici, rivelandosi un abile e capace mecenate. In questo ambiente così ricettivo, anche la musica trovò un congeniale habitat, tanto che, in breve tempo, giunsero compositori ed esecutori da tutta la Mitteleuropa. Tale entusiastica proliferazione spiega la nascita di una delle scuole musicali più importanti nell'evoluzione storica della sinfonia. La Scuola di Mannheim rappresenta l'ideale connettore tra la pratica strumentale barocca e il futuro classicismo di Haydn e Mozart. Grazie ad una delle orchestre più dotate d'Europa, a Mannheim la sinfonia scorge il proprio perfezionamento sia attraverso il rigore formale, sia per mezzo di un gusto rinnovato. Scrittura e ricerca timbrica camminano di pari passo, lungo un percorso di tre generazioni di musicisti. Nel 1778, a seguito dello spostamento della corte palatina da Mannheim a Monaco di Baviera, l'orchestra si sciolse e con lei tutto il fervore sperimentale che ebbe il merito di innescare. Ma, ormai, il sasso nello stagno era stato gettato...
Il capostipite della scuola fu il boemo Johann Stamitz; altri rilevanti esponenti furono l'austro-moravo Franz Xaver Richter, l'italiano Alessandro Toeschi e il figlio Carlo Giuseppe (nato a Monaco), il viennese Ignaz Jacob Holzbauer, il bavarese Anton Filtz, i locali Franz Ignaz Beck, Ignaz Fränzl e Christian Cannabich.

GIOVANNI BATTISTA SAMMARTINI, il precursore

Giovanni Battista Sammartini (1700-1775), meneghino, vero e proprio precursore della sinfonia moderna, prima delle sistemazioni mannheimeriani, in una Milano naturalmente europea, territorio di caccia creativa, in principio, del più piccolo dei figli di Bach (Johann Christian), poi, di Mozart. Eccovi un breve ascolto dalla Sinfonia in Re maggiore: la sinfonia di Sammartini come prototipo evolutivo concerto grosso? Può essere, grazie ad episodi solistici sempre più autonomi, ma ancora legati alle prassi del concertino. Emerge una scrittura sorvegliata, razionale, pur nel libero flusso di fraseggi delicati e raffinati.


mercoledì 26 ottobre 2011

La Sinfonia: come è fatta?


Prima di tutto, mi preme segnalarvi un documento in PDF - scaricabile senza problemi - assai esaustivo per quanto riguarda le forme musicali in generale, ubicato sul sito di materiale didattico L'Ora di Musica e curato dal professor Bernardino Cagliero della Scuola Media di Moretta (CN). Potete visionare il file qui.
La sinfonia, generalmente, è formata da quattro movimenti:
1° mov - un Allegro in "forma sonata"
2° mov - "lento" (Adagio o Largo) dall'andamento libero e dalla forma bipartita. Talvolta il compositore può servirsi anche del Tema con variazioni
3° mov. - è un tempo di origine danzante; di solito un Minuetto; da Beethoven in poi il suo nome (insieme alla velocità metronomica) muterà in Scherzo.
4° mov.: un Allegro o un Presto in "forma sonata". In alternativa: un Rondò o un tema con variazioni o una Fuga.
Lo schema non viene mai applicato rigidamente, tanto che, nel corso della storia della musica, abbiamo assistito a svariate combinazioni (penso alle sinfonie in 5 movimenti di Mahler, la 6a di Beethoven, la Fantastica di Berlioz).

La "Forma Sonata" alla base di tutto (o quasi)



















La moderna sinfonia nasce, sostanzialmente, verso la metà del Settecento, periodo in cui vengono fissate per bene quelle che dovrebbero diventare le regole di uno stile "strumentale" autonomo, indipendente da qualsiasi funzionalità "operistica" od "oratoriale". Anzi, usiamo il termine, appropriato: stile sonatistico. E dietro a tale consuetudine viene elaborata, appunto, la "forma sonata" che, nella sinfonia, di solito, delinea il profilo del primo movimento (e non solo). E' giusto precisare che la regola toccherà altri generi quali il concerto per strumento solista e orchestra, il singolo brano per strumento (la "sonata") e le composizioni da camera (trio, quartetto, quintetto, etc.). La "forma sonata" è bitematica e tripartita, ovvero: a) due temi musicali che dialogano e si alternano; b) tre parti: esposizione, sviluppo e ripresa. Il concetto è, addirittura, narrativamente logico: si presenta l'argomento sonoro (esposizione), lo si approfondisce con dilatazioni (sviluppo) e, infine, lo si riepiloga per portarlo a conclusione con uno strascico detto "coda"(ripresa). Dall'astratto al concreto, serviamoci di questo efficace esempio didattico basato su una famosa sonata di Mozart:

PRONTI, POSTI, VIA! ...sinfonicamente...

Ed anche quest'anno si riparte. E si tocca il mondo della sinfonia dalle settecentesche origini alla contemporaneità. La sinfonia, un camaleonte. Lo stesso vocabolo ha sempre assunto significati diversi da periodo a periodo. Nel Barocco adempiva a funzioni introduttive (caratteristica che manterrà in ambito operistico, prima che si trasformasse in ouverture); nel Settecento è il risulto quintessenziale (anche) di quell’elaborazione concettuale denominata come “forma sonata”; il Romanticismo ottocentesco le offrirà la palma di genere paradigmatico per ampi itinerari seriali; i musicisti del Novecento ne sfrutteranno le ampie e (ormai) dilatate prospettive per sperimentare un linguaggio in continuo movimento. Per arrivare fino agli Stati Uniti d’America, alle soglie del nuovo millennio, quando ci sarà ancora un compositore – il minimalista Philip Glass – ad incamerare il gusto facile e diretto della melodia in una prospettiva strutturale che può ancora chiamarsi “sinfonica”.
Il nostro viaggio si fermerà presso stazioni ben precise ed ineludibili
: i nomi fermi sono quelli di Haydn, Mozart, Beethoven, Schubert, Berlioz, Mendelssohn, Brahms, Tchaikovskij, Dvořák, Mahler, Šostakovič e - appunto - Glass. Qui, sul blog, qualche consiglio d'ascolto che male mai non fa... Buon divertimento...