Praga, magica città musicale. Ho avuto la fortuna di visitarla qualche anno fa e, per l'occasione, scrissi anche un reportage per Mentelocale, con tanto di fotografie. Ma è della Praga musicale che volli parlare, quindi Mozart divenne uno degli oggetti prediletti del mio articolo - in due parti (parte 1 - parte 2).
Nel 1787 Mozart si reca a Praga: è ospite presso la Bertramka, casa di campagna dell'amico (e compositore) Jan Dussek, residenza dove oggi si trova il museo mozartiano (purtroppo - speriamo momentaneamente - chiuso al pubblico... gustiamocela in fotografia). Lì comincia a dare vita ai fantasmi del Don Giovanni e, con molta probabilità, alla sinfonia Praga.
Tripartita (all'Italiana, si direbbe... ), breve ma tutt'altro che sbrigativa, anzi... Solida ed energica come lo stile viennese consiglia, priva di Minuetto (quasi a sottolineare il mix di solennità ed intima drammaticità), la Praga è la sinfonia transitoria verso gli ultimi 3 capolavori del genere (Canto del Cigno, la n. 40 e la Jupiter). Scorgiamo un gesto sinfonico teatrale dalla trazione quasi narrativa, pilotato da un gusto - di fatto - pre-ottocentesco. Nell'Adagio introduttivo si percepiscono già i tenui lucori dell'opera che sta per crescere (sì, il Don Giovanni). Ma l'ampiezza dello spettro melodico raggiunge il massimo nell'Andante: 10 minuti in bilico tra una voce idilliaca e un'altra più turbata, al limite della tragicità. C'è una ricerca dell'equilibri attraverso la forma che ritroveremo solo più tardi, verso la fine del XIX secolo in compositori come Brahms. Il ritmo ternario, poi, fa assomigliare questo movimento ad un Rondò, ma l'ariosità guarda avanti, ad un mondo sinfonico dietro all'angolo. Non c'è ancora ma si fa già sentire. Vero, Ludwig?
Ecco l'Andante nell'interpretazione di Sir Charles Mackerras alla testa della Prague Chamber Orchestra.
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